News

News

  • 16.11.2016

Quanto inquinano gli edifici?

Intervenuta a RIDay 2016, convegno sulla riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare in corso a Milano, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha esposto i dati relativi all'incidenza degli edifici sulla qualità dell'aria nelle aree urbane, presentando al Comune di Milano lo stato dell'arte e i programmi di riqualificazione energetica nell'area metropolitana.

L’ISPRA è infatti responsabile della trasmissione annuale dell’inventario delle emissioni all’UNECE per la “Convenzione sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lunga distanza  e relativi Protocolli per la riduzione delle emissioni” (stima delle emissioni di SO2, NOx, NH3, NMVOC, CO, PM10, PM2.5, metalli pesanti, e composti organici persistenti) e all’ UNFCCC per la “Convenzione Quadro sui cambiamenti Climatici” e Protocollo di Kyoto (stima delle emissioni e assorbimenti di gas serra con effetto diretto (CO2, CH4, N2O, HFCs, PFCs, SF6, NF3) e indiretto (NOx, NMVOC, CO, SO2 )). Inoltre, sempre in ambito UNFCCC ISPRA redige, insieme al MATTM,  la “National Communication” periodica italiana che contiene dati sugli inventari emissivi, le politiche di mitigazione adottate e gli scenari previsivi.

Il settore residenziale, o meglio le emissioni legate al riscaldamento del settore residenziale, hanno un peso molto importante per inquinanti come NOx, PM10, CO, NMCOV, composti organici persistenti. Per tutti gli inquinanti citati la serie storica emissiva dal 1990 al 2014 presenta un trend emissivo in riduzione, ma il peso percentuale delle emissioni del settore residenziale sul totale nazionale è aumentato nel periodo 1990-2014. In particolare per gli NOx l’aumento emissivo è dovuto ad un crescente utilizzo del metano nel periodo 1990 2014; mentre per PM10, CO, NMCOV, composti organici persistenti le cause sono da ricercarsi nell’aumento dell’utilizzo della legna, soprattutto dal 2005 in poi.

Per la stima delle emissioni di NOx nel riscaldamento residenziale ISPRA ha sviluppato una metodologia nazionale che partendo da una fotografia al 2003 dell’esistente tiene conto del rinnovo degli impianti di combustione, in particolare della sostituzione delle vecchie caldaie a gas con caldaie di ultima generazione. La sostituzione tecnologica fa si che il fattore di emissione medio si è ridotto nel tempo passando dal 50 g/GJ del 1990 al 38 g/GJ del 2014.

Anche per la stima delle emissioni da combustione della legna ISPRA ha sviluppato una metodologia nazionale partendo dai risultati delle indagini sui consumi delle famiglie che sono state fatte da diverse istituzioni dal 1999 al 2013. Dall’analisi del trend dei fattori di emissione si può sottolineare come, ad esempio, la combustione della legna in una stufa innovativa riduca le emissioni di PM10 di circa il 66% rispetto ad un camino tradizionale.

E’ bene ricordare inoltre che la Commissione Europea nella Decisione del Consiglio Europeo del 23 ottobre 2014 indica la strategia europea per la riduzione di gas ad effetto serra al 2030 . In particolare in questo contesto l’Italia dovrà ridurre le proprie emissioni del 33% rispetto alle emissioni 2005 per il settore definito come ESD (Effort Sharing Decision, Decisione n. 406/2009/CE) o non –ETS. Questo settore è composto dalle seguenti sorgenti di emissione: piccola industria, civile, trasporti, agricoltura e rifiuti.

Il settore civile, in cui il settore residenziale contribuisce per circa il 68% alle emissioni di gas ad effetto serra, è uno dei settori chiave anche per il raggiungimento degli obiettivi riportati. Il target è molto sfidante e le previsioni emissive indicano che si è lontani dal raggiungerlo. Attualmente sono già in atto politiche per la riduzione delle emissioni di gas  ad effetto serra, ma se ne dovranno prevedere altre e il settore civile sarà sicuramente un settore su cui agire.